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Francesco Costantino
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Girandole, rondelle, bacche, ferro, creta, cera d'api, gomma da masticare e quant'altro in natura circondi la particolare figura di Francesco Costantino può trasformarsi sotto i nostri occhi in sculture, forme, volti e particolari "environment". Succede a Calcata, dove vivono alcuni Artisti che l'immaginario collettivo unisce agli altri irriducibili romantici arrivati da tutto il mondo per vivere la natura e la storia millenaria di questo Borgo. Sono gli Abitanti di Calcata, ormai chiamati gli Artisti:Scultori, Scrittori, Poeti, Pittori, Medici, Musicisti, Artigiani, Pastori. Sono arrivati qua da tempo e si sentono come inseriti nel "cuore" del Mondo. In questa mostra sono protagonista privilegiata a parlare di loro, di convivere e condividere questa particolare avventura.

Oltre la materia e i materiali, così inusuali, Francesco Costantino inventa, assembla, taglia, incastra, disegna elementi naturali quali ramoscelli, sassi, zucche ed un'infinità di altre cose, in una apoteosi inventiva a me sconosciuta, (per altro - fino a ora -senza aver dato alla sua arte un meritato attestato di identità).

Catapultato in una era a cavallo fra Mastro Geppetto e Bill Gates, Francesco sembra non preoccuparsene più di tanto. Sorridente e consapevole egli si muove come un direttore d'orchestra tra pezzi di canna tagliata, decorata, a plasmare peperoncini lì per lì, e simultaneamente trasformare un Cdrom in una luminiscente trottola. Il "gioco" è una costante indispensabile nel suo lavoro, non c'è spazio per i programmi, per i calcoli, sembra affidato ad una sapienza della cultura contadina millenaria, vissuta dall'artista con gli occhi di fanciullo. I suoi pensieri e le sue argomentazioni sulla vita e sugli uomini sono positivamente sagge, colte, e proietta spazi amorosi per tutto ciò che circonda la sua quotidianità."Cerco e vedo l'uomo nelle materie, nelle forme, nei colori, negli odori, nei sapori della natura." Dice.E' curioso di entrare nei laboratori degli artigiani: il fabbro, il carrozziere, il pellettiere o il marmista, o fonditore, dove vede e "trova" tra gli scarti il "fantasma", i "folletti" del suo pensiero artistico. Gli piace dialogare con sé stesso, e con gli altri, trasmettere le conoscenze, esprimere che il superfluo, gli avanzi, i rifiuti, l'inutile, può essere sublimato dalle mani dell'Uomo. Percorrendo una strada trova "ricchezza", le persone, i rapporti, le relazioni, le combinazioni fra soggetti e materie varie. So che, periodicamente, ha esperienze didattiche fra gruppi di persone e studenti, impartendo lezioni sulla manualità.

Energia e smisurata generosità inventiva fanno pensare a Francesco Costantino come ad un Mr. Hula Hop (per chi non avesse visto il film, è la persona che inventò il gioco hula hoop tra l'ilarità dei suoi conoscenti). Il pensiero che accomuna la personalità di Costantino a Hop, me l'ha suggerito mio figlio, ed è appropriato. Non perché il nostro susciti ilarità, ma per la magia che sa infondere in tutto quello che può "combinare".


Questi in mostra sono fogli tempestati di gomme da masticare multiforme, colorate di pigmenti odorosi di vaniglia, fragola, rum, rosmarino ed inizialmente suscitano stupori psicologici, ma è fuorviante, poiché l'intensità delle forme, ricche di "pathos", è grande. 

ElisaMagri

Per Francesco Costantino
Costruire e distruggere. 
Distruggere per costruire 
e costruire per distruggere.
Sapere cosa si fa e non saperlo.
Non sapere di costruire
e non sapere di distruggere.
Volerlo sapere o no.


Il vuoto è pieno di vuoto
e il pieno di pieno.
Il pieno c'è il vuoto c'è.
Se non è dentro è fuori,
a destra o a sinistra.
Se non è in basso guarda su.
Il naso guarda sotto la superficie.

Spingi col dito sposti e tiri una materia
che vuole ricordare la sua forma,
la convinci in nuove figure
dentro la memoria, prima della discarica.

Francesco Costantino nel 2001 crea contrapponendo ancora l'indice al pollice.
E trae da un oggetto morto
un piccolo cuore vivo,
che mi mostra con gioia
girare ancora un attimo:
ci distrae come lo zig zag della falena
prima di morire di luce.
Così con l'antica Arte del nulla
misuriamo l'infinito.

Costantino Morosin

In mostra a Calcata Chewing Gum d'Autore

Nella calura estiva del 2000, Francesco Costantino comincia a sperimentare la gomma da masticare come mezzo espressivo. Poi verso autunno inoltrato mi mostra 44 lavori in formato A4. Sono delle composizioni monocrome in leggero rilievo su fondo bianco con colori pastellati: portano dentro l'umore allucinato dell'estate e la sorpresa di veder rappresentata la vita con una tecnica inusuale, strana, provocatoria.

L'odore di queste composizioni è quello della vaniglia, menta, liquirizia e tutti gli altri aromi più o meno sintetici che surrogano nel chewing gum, i sapori del paradiso perduto. Prevale però l'odore inconfondibile e mimetico del borotalco, polvere che Francesco usa per non fare attaccare i fogli l'un l'altro quando li porta a Calcata per mostrarmeli, per tenerseli vicini, per continuare a lavorarci sopra, per farne degli altri. Così li vedo aumentare, diversificarsi.

E' la novità ed il particolarissimo segno organico, la varietà del tratto e le mille piccole invenzioni formali che trattengono l'attenzione su quei fogli, così spulcio quelle figure, quelle scene, come quando guardo da vicino l'erba, i fiori, i piccoli semi, le formiche e gli insetti di un prato, ora nel piacevole inganno di osservare un mondo non rappresentato ma quasi magicamente ricostruito a misura della piacevole provocazione poetica dell'artista. Ecco così spuntare da quei segni trascinati, premuti, qualche volta incerti come di chi vuole spiare oltre, o ancora, netti, intensi, espressivi, i teatrini di una realtà additata quasi per fuggirla dove la figura umana comunque rassicura nelle sue formali posture.

Poi altre figure antropomorfe pazze, libere ed esatte nella campitura dei fogli, forti delle novità del segno filato, steso, materico, che ancora trattiene e comunica la sua natura elastica, gommosa. O le composizioni più astratte a foglio pieno, anche queste velate impercettibilmente di borotalco, fatte di materia spessa o arabescate finemente con minuscole nascoste terminazioni figurative da cercare e trovare.

Con provocatoria allegria, certe figure astratte ci riportano più direttamente alla fonte di ispirazione di questi ricavati dal quotidiano, nei marciapiedi, negli asfalti roventi, nella moquette di qualche cinema, dove spicca fresca, colorata, spiaccicata, trascinata gomma americana.

Così viene da pensare ad una delle evidenti qualità di questo artista: la sua generosa esplorazione poetica, la capacità di capire e trasformare ogni cosa magari manipolandola e consumandola fino all'inespressività, allo smolecolamento di ogni frammento comunicante, attenzione, non un'atto distruttivo ma un estremo e forte bisogno di comunicare, come quando racconta, scrive, disegna, modella, canta e suona per un pubblico di amici, compagni, artisti.

E messo alle strette proprio da questi, Francesco solo ora ha incorniciato i suoi uomini stanchi, le sue folle, le sue mischie, lotte, i suoi fantastici animali di chewing gum che sembrano fuggiti allegramente dalla sua anima d'artista per nascondersi dietro al vetro dei suoi sessanta piccoli quadri ora in mostra al Granarone di Calcata.

Costantino Morosin (Maggio 2001)

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